La negritudine è un termine coniato da un movimento letterario e ideologico sviluppato da intellettuali neri francofoni durante gli anni 30, che rifletteva una reazione diffusa alla situazione coloniale. Fu un movimento che influenzò i neri di tutto il mondo a rifiutare la dominazione sociale, politica e morale dei colonizzatori europei. Il fattore esterno che definisce le persone nere nella società moderna è la loro dominazione fisica e fisiologica da parte delle persone bianche; la bellezza e la vitalità della persona nera è costretta dall’interiorizzazione del colonialismo. La negritudine riabilita i neri dall’ideologia europea che li classifica come intrinsecamente inferiori ai bianchi. Rompendo il binario coloniale “bianco/nero”, la negritudine cerca di riprodurre l’immaginario. Il termine negritudine, originato dallo stesso termine francese della “n-word”, incarna questi sforzi del movimento di trasformare il valore della personalità nera. Trattando un insulto razziale come un tesoro, Aimé Césaire mette in evidenza il valore esplosivo dell’espressione; un termine usato in modo così deciso per maledire un popolo ha un potere ancora maggiore per collegare un’intera razza, che è esattamente ciò che la negritudine fece per i popoli africani e caraibici.
Gli intellettuali neri usarono la poesia e la letteratura per affermare la personalità nera e ridefinire l’esperienza collettiva dei neri. Sebbene alcuni dei leader chiedessero una completa rimozione dall’ideologia coloniale e altri sottolineassero l’importanza di accettare il proprio passato, tutti insistevano sull’espressione dell’africanismo dei popoli neri. Attraverso la poesia e i racconti questi pensatori giocarono il ruolo di mago riproducendo una cultura in una terra dove la cultura non esisteva; avrebbero aiutato a muovere i Caraibi dalla sterilità alla virilità. Il ruolo dei poeti epici era quello di offrire la possibilità di speranza a un popolo la cui speranza era interiorizzata dall’oppressione. Ricrearono i miti per le persone di colore per iniziare a reimmaginare se stessi.
Negritudine richiede la solidarietà nera attraverso la coscienza totale di appartenere alla razza nera e la lode appassionata dell’esperienza nera. Le persone erano incoraggiate a raggiungere un’espressione immaginativa che era collegata al mito romantico dell’Africa. Per questo motivo, il surrealismo divenne uno strumento fondamentale nel movimento della Negritudine, poiché elogiava i neri non addomesticati, un popolo che non era ancora posseduto dalla ragione e dalla logica. Si credeva che la vita e la liberazione potessero venire solo da una capacità di ricevere dal vero; l’amore; la paura; la bellezza; il buio; il meraviglioso, una capacità che solo il nero decolonizzato poteva raggiungere.
A. Cesaire: Taccuino di un ritorno alla terra natia:
“E anche la mia geografia speciale; la mappa del mondo fatta per me, non tinta con i colori arbitrari degli studiosi, ma con la geometria del mio sangue versato… Improvvisamente ora la forza e la vita mi assalgono come un toro e l’acqua della vita travolge la papilla del morne, ora tutte le vene e le venule si agitano di nuovo sangue.”
“Accetto sia la determinazione della mia biologia, non prigioniera di un angolo del viso, di un tipo di capelli, di un naso ben schiacciato, di una colorazione chiaramente melaniana, sia la negritudine, non più indice cefalico, o plasma, o soma, ma misurata dal compasso della sofferenza e il negro ogni giorno più basso più vile, meno profondo, più versato fuori di sé, più separato da sé, più astuto con se stesso, meno immediato a se stesso, accetto, accetto tutto…”
“Ed ecco alla fine di queste ore piccole la mia preghiera virile che non sento né le risate né le grida, i miei occhi fissi su questa città che profetizzo, bella, concedimi la fede selvaggia dello stregone, concedi alle mie mani il potere di plasmare… Fai della mia testa una polena e quanto a me… l’amante di questo popolo unico.”