Rotoli della dinastia cinese Tang menzionano un gioco di tessere di carta (anche se queste assomigliano più da vicino ai moderni domino che alle carte), e gli esperti considerano questa la prima documentazione scritta del gioco delle carte. Una manciata di riferimenti letterari europei nel tardo XIV secolo indicano l’arrivo improvviso di un “gioco saraceno”, suggerendo che le carte non sono arrivate dalla Cina ma dall’Arabia. Un’altra ipotesi sostiene che i nomadi portarono con loro le carte da gioco dall’India, assegnando al gioco delle carte un’antichità ancora più lunga. In ogni caso, le opportunità commerciali hanno probabilmente permesso la trasmissione del gioco di carte tra l’Estremo Oriente e l’Europa, dato che la tecnologia di stampa ha accelerato la loro produzione attraverso le frontiere.
Nell’Europa medievale, i giochi di carte erano causa di bevute, gioco d’azzardo e una serie di altri vizi che attiravano al tavolo imbrogli e ciarlatani. Il gioco delle carte divenne così diffuso e dirompente che le autorità lo vietarono. Nel suo libro The Game of Tarot, lo storico Michael Dummett spiega che un’ordinanza del 1377 proibì i giochi di carte nei giorni lavorativi a Parigi. Simili divieti furono emanati in tutta Europa quando i predicatori cercarono di regolare il gioco delle carte, convinti che “il libro illustrato del diavolo” portasse solo ad una vita di depravazione.
Tutti giocavano a carte: re e duchi, chierici, frati e nobildonne, prostitute, marinai, prigionieri. Ma i giocatori d’azzardo erano responsabili di alcune delle caratteristiche più notevoli dei mazzi moderni.
Il mazzo di 52 carte di oggi conserva i quattro semi francesi originali di secoli fa: fiori (♣), quadri (♦), cuori (♥) e picche (♠). Questi simboli grafici, o “pips”, hanno poca somiglianza con gli oggetti che rappresentano, ma erano molto più facili da copiare rispetto a motivi più sontuosi. Storicamente, i semi erano molto variabili, dando luogo a diverse serie di simboli radicati nella geografia e nella cultura. Da stelle e uccelli a calici e stregoni, i semi avevano un significato simbolico, un po’ come le carte vincenti dei vecchi mazzi di tarocchi. A differenza dei tarocchi, però, i semi erano sicuramente intesi come diversivo invece che come divinazione. Anche così, queste carte conservarono gran parte dell’iconografia che aveva affascinato l’Europa del XVI secolo: astronomia, alchimia, misticismo e storia.
Alcuni storici hanno suggerito che i semi in un mazzo dovevano rappresentare le quattro classi della società medievale. Coppe e calici (cuori moderni) potrebbero aver rappresentato il clero; spade (picche) la nobiltà o i militari; monete (quadri) i mercanti; e bastoni (fiori) i contadini. Ma la disparità di semi da un mazzo all’altro resiste a questa patetica categorizzazione. Le campane, per esempio, sono state trovate nelle prime “carte da caccia” tedesche. Questi semi sarebbero stati un simbolo di nobiltà tedesca più appropriato delle picche, perché le campane erano spesso attaccate alle guance di un falco nella falconeria, uno sport riservato ai più ricchi della Renania. I diamanti, al contrario, avrebbero potuto rappresentare la classe superiore nei ponti francesi, dato che le pietre di pavimentazione usate nei cori delle chiese erano a forma di diamante, e tali pietre segnavano le tombe dei morti aristocratici.