Il resto del piano
Una volta scesa la notte, i greci rimasti bruciarono le loro tende e, guidati da Agamennone, salparono verso la vicina isola di Tenedos. Il piano era di rimanere lì per una notte e poi tornare a Troia. Il primo cugino di Odisseo, Sinone, era l’unico rimasto indietro; e per un motivo: doveva segnalare loro il momento opportuno per il ritorno.
La scoperta del cavallo di Troia
Priam, Thymoetes e Capys
Allo spuntar del giorno, gli esploratori troiani si trovarono di fronte a uno spettacolo che doveva essere oltremodo gioioso: l’accampamento dei Greci giaceva in cenere, deserto e quasi vuoto. Priamo e i suoi figli uscirono immediatamente per assistere a questo miracolo con i loro occhi; e, naturalmente, l’unica cosa che vi trovarono fu un gigantesco cavallo di legno dedicato ad Atene. Rimasero in piedi per un po’ di tempo, prima che Timote suggerisse loro di portare il cavallo a Troia e tirarlo fino alla cittadella di Atene. Capys, tuttavia, aveva altre idee. “Dovremmo scagliare in mare questo falso dono greco, o sotto di esso spingere una fiamma accesa, o trafiggere l’agguato vuoto del suo grembo con una lancia sonda! Atena ha favorito i Greci per troppo tempo…” Priamo era favorevole alla proposta di Timeo: poiché il cavallo era un’offerta a una dea, dissacrarlo non sembrava al re di Troia una grande idea.
L’avvertimento di Laocoonte
Proprio in quel momento, scendendo di corsa dalla cittadella e seguito da una grande folla, il sacerdote troiano Laocoonte iniziò a gridare da lontano: “O uomini infelici! Che follia è questa? Chi ritiene che i nostri nemici siano fuggiti? Pensate che i doni della Grecia possano mancare di astuzia? Non avete conosciuto Ulisse? E’ tutta una trappola. Non fidatevi di questo cavallo, o compatrioti, qualunque cosa porti! Io temo i Greci, anche quando portano doni”. Dicendo questo, Laocoonte scagliò una lancia in direzione del cavallo. Numerosi applausi seguirono questo atto spaventoso: “Bruciatelo!” “Trafiggilo!” “Scagliatelo oltre le mura!”
Sinon chiarisce la sua presenza
Questa discussione fu interrotta dall’arrivo di Sinon, portato qui incatenato da un paio di soldati troiani. Ora, è difficile dire se Odisseo avesse pianificato anche questa parte, o se i greci ebbero semplicemente un colpo di fortuna; sia come sia, fu Sinone che alla fine convinse i troiani a far rotolare il cavallo attraverso le porte di Troia. Spiegò a Priamo che i greci, stanchi di fare la guerra e abbattuti dopo la morte di Achille, avevano deliberato di lasciare Troia per un paio di mesi, e l’avrebbero fatto molto prima se non fosse stato per il cattivo tempo. Calchas, il più famoso profeta acheo, annunciò che l’unico modo per placare i venti era il sacrificio umano; il capro espiatorio su cui puntò il dito (in un bel tocco alla storia, presumibilmente “corrotto da Ulisse”) non era altri che Sinone stesso. Tuttavia, i venti favorevoli si scatenarono prima che la cerimonia avesse luogo, e Sinone riuscì a fuggire nella confusione.
La spiegazione di Sinone del cavallo di legno
“Diciamo che ti crediamo, Sinone”, rispose Priamo. “Ma cosa c’entra il cavallo?”. “Oh, quello! E’ solo un regalo placatorio ad Atena, che ha smesso di aiutare i Greci dopo che Odisseo e Diomede hanno rubato una statua dal suo tempio”. “Ciononostante,” Priamo aveva una buona domanda di follow-up, perché farla così grande? Ma Sinon aveva una risposta ancora migliore: “In modo che tu non sia in grado di portarla in città. Perché Calchas aveva profetizzato che se tu la contaminassi, un’orribile rovina – o, che gli dei la portino piuttosto su Calchas! – si abbatterebbe sul tuo trono; ma se tu riuscissi a portarlo nella tua cittadella, allora diventeresti un sovrano di tutta l’Asia e invaderesti la Grecia.”
La morte di Laocoonte
“Menzogne, tutte menzogne”, gridò Laocoonte. “Ogni parola che ha pronunciato sembra inventata da Odisseo! Non credergli, Priamo!” Tuttavia, è difficile biasimare il re di Troia per non aver preso sul serio il sacerdote troiano quando, proprio mentre diceva questo, due serpenti nuotarono fuori dal mare e strangolarono Laocoonte e i suoi figli gemelli. In realtà, i serpenti erano stati mandati da Apollo come punizione per quando Laocoonte era andato a letto con sua moglie davanti all’immagine di Apollo; agli occhi dei troiani, però, erano un segno degli dei: Sinone aveva ovviamente detto la verità, e Laocoonte era stato punito per aver mentito e aver scagliato una lancia contro il Cavallo.
La celebrazione sanguinosa
Elene e Deifobo
Con molta fatica, i troiani trascinarono il Cavallo di Legno dentro le loro Porte, lo consacrarono ad Atena, e iniziarono a celebrare selvaggiamente la loro vittoria. Durante i festeggiamenti, Elena e il figlio di Priamo, Deifobo, si avvicinarono di nascosto alla statua di legno. Mentre Deifobo la osservava con meraviglia e ne accarezzava le assi, Elena lo divertì chiamando i nomi degli eroi greci con la voce delle loro mogli. Non si sa se anche Elena facesse parte del piano e questo fosse un capriccio di eccessiva sicurezza, o se fosse semplicemente gioiosa, ma, a causa del dispiacere o dell’impazienza, molti greci furono tentati di saltare da cavallo a questo punto – specialmente Menelao e Diomede. Tuttavia, Odisseo li trattenne tutti, aspettando pazientemente il momento giusto per mettere in atto l’atto finale del suo subdolo piano.
L’attacco
A mezzanotte, poco prima che sorgesse la settima luna piena di quell’anno, Sinone scivolò attraverso le porte di Troia e accese un faro – il segnale che Agamennone aveva aspettato per tornare con la flotta achea a riva. Circa un’ora dopo, nel silenzio morto della notte, Odisseo alzò la spada e ordinò a Epeo di aprire la botola. Echion fu il primo a saltare giù dal cavallo; essendo troppo impaziente e avventato, cadde e si ruppe il collo; gli altri usarono la scala di corda di Epeio. Ben presto l’esercito di Agamennone fece irruzione attraverso le porte aperte. Nemmeno gli dei potevano salvare Troia ora.