Gesù è sceso all’inferno? No.
La domanda di solito nasce dalla traduzione di Re Giacomo di Atti 2:27, 31 (che cita Ps. 16:8-11), che l’anima di Cristo “non fu lasciata all’inferno”. Più popolarmente, l’idea deriva dalla clausola del Credo degli Apostoli: Cristo “discese agli inferi” (descendit ad inferna). ‘Inferno’ in entrambi i casi si riferisce non all’inferno della punizione eterna (Gehenna), ma al regno dei morti, gli inferi (Sheol dell’AT, Ade del NT). Quindi le traduzioni moderne sia del NT che del Credo leggono “Ade”, “morti” o “morte”.
Il greco Ade, che ricorre undici volte nel Testamento greco (Mt. 11:23; 16:18; Lc. 10:15; 16:23; Atti 2:27, 31; 1 Cor. 15:55; Apoc. 1:18; 6:8; 20:13, 14) e viene sempre tradotto inferno nella King James Version, tranne che in 1 Cor. 15:55. La confusione nasce dal fatto che Ade può significare, come l’ebraico Sheol, il mondo degli spiriti invisibili, la dimora di tutti i trapassati, sia i giusti che i malvagi; mentre inferno, almeno nell’uso del NT, è una concezione molto più ristretta, e significa lo stato e il luogo della dannazione eterna, la Gehenna NT, che ricorre dodici volte nel Testamento greco, ed è così tradotta nelle versioni inglesi, cioè, Mt. 5:22, 29, 30; 10:28; 18:9; 23:15, 33; Mc. 9:43, 45, 47; Lc. 12:5; Jas. 3:6.
Che Cristo nella sua anima umana discese nel luogo dei morti, fino alla sua risurrezione, è chiaramente affermato nel NT (Atti 2:31; Rom. 10:7; Ef. 4:9) e sottolinea la realtà della sua morte. Diversi passi del NT sono stati messi in relazione con la discesa, interpretati come la predicazione di Cristo a coloro che sono morti e l’acclamazione della sua vittoria sulla morte, reclamando coloro che aspettavano la sua venuta (cfr. 1 Pt. 3:19; 4:6; Mt. 27:52; Eb. 12:23). Questa era la normale comprensione della discesa nel periodo patristico. Sebbene i padri alessandrini includessero i morti pagani tra coloro che Cristo liberò dall’Ade, l’opinione prevalente, che divenne la visione medievale ortodossa, era che solo i credenti del periodo precristiano fossero destinatari e beneficiari della predicazione di Cristo nell’Ade.
Il più antico riferimento credale alla discesa (nel Credo di Sirmium, 359) allude chiaramente a questo tema, e sarebbe stato nella mente di coloro che recitavano le parole, “Egli discese agli inferi”, quando questa clausola apparve in alcuni credi occidentali del V secolo e infine nel nostro Credo degli Apostoli. Il trionfo di Cristo sul diavolo e sulla morte nella sua discesa è stato vividamente narrato nei drammi della passione che divennero molto popolari nell’Occidente medievale, ed è stato rappresentato graficamente nell’arte e nel dramma medievale. Nel XIX secolo, la discesa agli inferi divenne parte dell’idea relativamente nuova di opportunità di salvezza dopo la morte per tutti coloro che non avevano opportunità in questa vita, e persino di una speranza di salvezza universale basata su una prolungata libertà vigilata dopo la morte.
Il significato della discesa nel Credo degli Apostoli è stato spiegato in tre modi diversi:
1) È identico a “sepolto”, che significa la continuazione nello stato di morte e sotto il potere della morte fino alla resurrezione (Westminster divines).
2) Significa l’intensità delle sofferenze di Cristo sulla croce, dove ha assaggiato le pene dell’inferno per i peccatori (Calvino e il Catechismo di Heidelberg).
3) È un vero e proprio “strazio dell’inferno”, dove Cristo dopo la crocifissione è apparso agli spiriti defunti, liberando tutti i credenti dalle potenze del male e della morte (Lutero e la Formula della Concordia).
– Bruce Corley, presidente dell’Istituto Teologico B.H. Carroll