“Allo scoppio della seconda guerra mondiale, H. D. era all’apice del suo idiosincratico potere…. In Trilogia, il suo poema epico in tre parti, scritto durante la seconda guerra mondiale, entra in un’altra fase della sua scrittura – mettendo i suoi impulsi visionari a nuovi usi. H. D. riferisce su Londra devastata dalla guerra – non immagina, non inventa o nobilita, ma riferisce. La vita di una città civile bombardata è di primaria importanza; chi parla è uno dei suoi civili.”
-“Shot Through with Brightness: The Poems of H. D.”
“Non si può dire che Milton abbia escogitato la struttura di un poema epico, e quindi deve riverenza a quel vigore e ampiezza di mente a cui tutte le generazioni devono essere debitrici per l’arte della narrazione poetica, per la struttura della favola, la variazione degli incidenti, l’interposizione del dialogo, e tutti gli stratagemmi che sorprendono e incatenano l’attenzione. Ma, di tutti i mutuatari di Omero, Milton è forse il meno debitore.”
– “Blank Verse and Style: On John Milton”
“Poiché l’epica, la poesia narrativa e le voci che si ascoltano crescendo sono state create dagli uomini, dice Notley, le poetesse hanno soppresso ciò che la mente femminile doveva essere prima dell’esistenza delle forme inventate dagli uomini…. Scrive, ‘si potrebbe recuperare un po’ di senso di com’era la mente prima di Omero, prima che il mondo andasse in tilt & alle donne è stata negata la partecipazione alla progettazione & realizzandola….’ In questa luce, l’aspetto citato e simile a un collage del suo poema epico è particolarmente interessante, come se stesse dicendo che la voce epica femminile può essere solo citata, ma non generata per intero.”
-“Finding the Female Voice: Alice Notley’s Poems and Collages”
“Alcuni di questi lunghi poemi sono epici (Waldman) e alcuni anti-epici (Schuyler). Alcune sono sequenze liriche (Forché), alcune sono testi ibridi (Waldman, Rankine, Williams), e alcune sono poesie singole con o senza sezioni (Notley, Carson, Mayer, Sikelianos). Alcuni sono scritti in forma (Koestenbaum) o sembrano prosa (Stein) o si leggono come un romanzo (Nelson). La forma sembra quasi costretta a sovvertire (spesso assimilando) le categorie di genere. Eppure, le poesie lunghe hanno più cose in comune della sola lunghezza, e il solo fatto della loro lunghezza è significativo.”
-Rachel Zucker, “An Anatomy of the Long Poem”