Sebbene la gigantesca e assassina balena bianca del classico romanzo di Herman Melville fosse una creazione di fantasia, l’autore trasse ispirazione da storie di orrore di balene reali e da un vero capodoglio albino chiamato “Mocha Dick” per dipingere il suo ritratto indelebile.
Oltre all’esperienza di prima mano nella caccia alle balene (salpò per un viaggio nel Pacifico nel 1841), Melville lesse anche molto, compresi molti resoconti contemporanei di viaggi di caccia alle balene. Nello scrivere Moby Dick, intrecciò abilmente le proprie esperienze con questi resoconti, creando una delle narrazioni più complesse e avvincenti della letteratura americana.
La più famosa fonte di ispirazione per Moby Dick fu la storia della baleniera Essex, che nel novembre 1820 fu attaccata e affondata da un capodoglio di 80 tonnellate a circa 2.000 miglia dalla costa del Sud America. Venti membri dell’equipaggio fuggirono dalla baleniera che affondava in tre barche aperte, ma solo cinque sarebbero sopravvissuti per essere salvati nelle acque costiere 89 giorni dopo.
In un episodio raccapricciante, gli uomini tirarono a sorte per determinare chi di loro sarebbe stato ucciso per dare sostentamento agli altri. Il capitano della Essex, George Pollard Jr. tornò a casa a Nantucket, Massachusetts, ma dopo che una seconda baleniera sotto il suo comando, la Two Brothers, colpì una barriera corallina, fu bollato come “Jonah” (un marinaio sfortunato) e nessun proprietario lo avrebbe assunto. Pollard trascorse gli anni che gli restavano a terra, lavorando come guardiano notturno del villaggio, e Melville lo incontrò di persona durante una visita a Nantucket poco dopo la pubblicazione di Moby Dick.
Nel corso delle sue letture, Melville incontrò certamente un racconto su rivista pubblicato nel 1839 dal giornalista e avventuriero americano Jeremiah N. Reynolds, intitolato “Mocha Dick: Or the White Whale of the Pacific”. Nell’articolo, Reynolds condivideva un racconto che si supponeva avesse sentito dal primo ufficiale di una baleniera di Nantucket, su una gigantesca balena albina con una vena violenta che si aggirava nell’Oceano Pacifico.
Secondo Reynolds: “Questo rinomato mostro, che era uscito vittorioso da un centinaio di combattimenti con i suoi inseguitori, era una vecchia balena toro, di dimensioni e forza prodigiose. Per effetto dell’età, o più probabilmente per uno scherzo della natura… ne era risultata una conseguenza singolare: era bianco come la lana!
Mocha Dick sarebbe stato ucciso al largo della costa del Cile, vicino all’isola di Mocha, negli anni 1830, ma le storie sui suoi attacchi alle barche circolarono a lungo dopo la sua presunta morte.