Una delle grandi attrici della sua generazione, Vanessa Redgrave, nata in una dinastia di attori e formatasi alla Central School, ha dato alcune brillanti esibizioni in ruoli cinematografici da star, anche se la sua altezza le ha reso difficile il casting come protagonista convenzionale, e poi, a partire dagli anni ’80, è diventata una notevole attrice di personaggi.
Il suo debutto sul palcoscenico londinese e il suo primo film sono entrambi del 1958, e in entrambi interpreta la figlia del suo vero padre, Michael Redgrave: sul palcoscenico in A Touch of the Sun e sullo schermo in un dramma ospedaliero, Behind the Mask (d. Brian Desmond Hurst, 1958), già allora fuori moda.
Dopo quest’ultima esperienza scoraggiante si concentrò sul teatro ed ebbe un paio di stagioni folgoranti a Stratford (in ruoli importanti, notoriamente come Rosalind in As You Like It, 1961-62) prima di tornare sullo schermo.
È una figura chiave nella rivoluzione del cinema britannico degli anni ’60, apparendo per i registi della New Wave, Karel Reisz e Tony Richardson, che sposò.
Per Reisz, ha interpretato una giovane donna dell’alta borghesia sposata con un eccentrico mezzo matto in Morgan…(1966, nominato all’Oscar) e si è cimentata nel ruolo della leggendaria ballerina Isadora (1968, nominato all’Oscar), anche se Reisz ha dichiarato nel 1992 di ritenere il film un fallimento.
Per la Richardson, recitò in The Sailor from Gibraltar (1967), nel breve e artistico Red and Blue (1967), e in The Charge of the Light Brigade (1968), nel ruolo della sessualmente disponibile Mrs Codrington.
Ha lavorato più volte in film statunitensi, in particolare come incandescente Ginevra in Camelot (d. Joshua Logan, 1967), e negli anni successivi, come ricercata caratterista, ha girato onnipresentemente.
Con l’età è diventata sempre più impressionante, come testimoniano ruoli come quello dell’agente di celebrità Peggy Ramsay in Prick Up Your Ears (d. Stephen Frears, 1986) e la gentile e condannata signora Wilcox (nominata all’Oscar) in Howards End (d. James Ivory, 1992). Marleen Gorris, 1997) sarebbe un adeguato monumento alla sottigliezza del suo mestiere, alla sua passione informatrice, e alla bellezza, solo ingentilita, non diminuita dagli anni.
Aggiungiamo a questo che ha continuato a fare notevoli lavori teatrali e televisivi, vincendo un Emmy per Playing for Time (US, d. Daniel Mann, 1980), discutendo con il regista e con il pubblico. Daniel Mann, 1980), controverso nel ruolo di una vittima di un campo di concentramento ebreo, ed è stata nominata sei volte agli Oscar, vincendo (attrice non protagonista) come Julia (USA, d. Fred Zinnemann, 1977), e due volte ai BAFTA, ed è difficile pensare a qualcuno che possa eguagliare il suo record.
Il suo matrimonio con Richardson è finito in divorzio, ma ha prodotto le figlie attrici Joely e Natasha Richardson. Ci sono state anche relazioni ampiamente pubblicizzate con Franco Nero e Timothy Dalton; e le sue opinioni politiche – pro-palestinesi; il Partito Rivoluzionario dei Lavoratori – l’hanno anche portata all’attenzione del pubblico.
Autobiografia: Vanessa Redgrave (1991).
Brian McFarlane, Encyclopaedia of British Cinema