Uno dei resti più riconoscibili del cosiddetto “periodo tombale” del Giappone è la tomba dell’imperatore Nintoku, che si dice abbia regnato durante il IV secolo.
Con tutte le innovazioni tecnologiche provenienti dal Giappone moderno, è facile dimenticare che anche loro hanno avuto un’età della pietra.
Dalla metà dell’XI secolo a.C. al 300 a.C. circa, il Giappone era popolato da una civiltà neolitica chiamata cultura Jômon (modello di corda).
Questo gruppo di cacciatori e raccoglitori decorava il loro vasellame attorcigliando la corda intorno all’argilla bagnata, per produrre un motivo distintivo. Resti delle loro abitazioni a fossa ed enormi cumuli di conchiglie scartate segnano i luoghi dei loro insediamenti, che erano sparsi in tutte le isole.
Ma fu solo nel periodo Yayoi (dal 300 a.C. al 250 d.C.) che il Giappone divenne una cultura amante del riso. Con la trasmissione della coltivazione del riso in campo umido dal continente, il popolo Yayoi seguì tecniche di irrigazione, semina e raccolta che sono ancora utilizzate nell’agricoltura moderna.
La porta d’ingresso di un santuario scintoista è chiamata torii. Una volta che uno entra in un santuario, deve passare attraverso un elaborato rituale di pulizia. I malati e i feriti non possono assolutamente entrare nel tempio perché sono considerati impuri.
Il periodo delle tombe (250 d.C.-552 d.C.) prende il nome dalle enormi tombe che punteggiano il paesaggio ancora oggi. La più impressionante di queste è la maestosa tomba dell’imperatore Nintoku, che potrebbe aver regnato dal 395 al 427 d.C. circa. Misurando 2.695 piedi di lunghezza e coprendo un’area di 80 acri, questa tomba vicino a Osaka ha una caratteristica forma a buco di serratura ed è circondata da un fossato.
La Terra di Wa
Le prime testimonianze scritte sui e dai giapponesi risalgono a questo periodo. Le storie cinesi contemporanee descrivono il Giappone (o la “Terra di Wa”) come una nazione tributaria governata da una regina nubile di nome Pimiko che si occupava di magia e stregoneria. Le cronache storiche giapponesi hanno esplorato le origini del paese ed elaborato le radici leggendarie dei governanti giapponesi attraverso delle storie.
Dal periodo Yamato (552-710), le centinaia di clan sparsi nel paese furono unificati sotto un unico clan, gli Yamato, che facevano risalire la loro discendenza alla dea del sole Amaterasu. Questo legame li rese potenti leader politici e religiosi con la responsabilità divina di proteggere la nazione.
Dieci mila foglie
Una figura notevole del tardo periodo Yamato fu il principe Shôtoku (573-622), un patrono del buddismo e uomo di lettere che governò come reggente. Sotto il suo governo, il Giappone basò il suo primo governo centralizzato e la sua costituzione su modelli confuciani, i templi buddisti si moltiplicarono e le relazioni ufficiali con la Cina si espansero attraverso frequenti delegazioni.
Le doppie influenze della cultura cinese e del buddismo definiscono il tardo periodo Yamato e Nara (710-84). Un sistema di scrittura fu sviluppato adottando i caratteri cinesi per rappresentare la lingua nativa giapponese. Con questo progresso, la letteratura fiorì, culminando nel Manyôshû, (Raccolta di Diecimila Foglie), una compilazione di poesia raccolta da tutto il regno.
L’impatto in espansione del buddismo portò al coronamento della cultura Nara: la fusione del Grande Buddha, una statua alta 53 piedi e composta da 1.000.000 di libbre di metallo.
In lotta per il potere
Sei Shônagon, autrice de Il libro del cuscino, era una rivale di Murasaki, autrice de Il racconto di Genji. Le donne giapponesi scrissero gran parte della letteratura classica giapponese durante il periodo feudale, perché era considerato al di sotto di un uomo di corte scrivere in qualsiasi lingua che non fosse il cinese.
Lo spostamento della capitale da Nara a quella che oggi è Kyoto segna l’inizio del periodo Heian (794-1185), un periodo di crescente incertezza politica ma anche di grande successo culturale. L’imperatore e le varie famiglie aristocratiche di corte governavano il Giappone, ma erano spesso più interessate all’estetica e agli intrighi politici e romantici che a governare il regno.
La più influente di queste famiglie erano i Fujiwara, una potente fazione che si impegnava nella politica matrimoniale e manipolava gli imperatori per mantenere il potere a corte.
Come il governo aristocratico si erodeva sotto i Fujiwara, nuove forze emersero: la classe dei guerrieri, guidata dalle potenti famiglie Taira e Minamoto, estese lentamente il suo potere nelle province e più tardi nella stessa Kyoto. Anche un clero buddista sempre più potente si affermò: politicamente, permettendo agli ex imperatori di prendere il controllo dei templi, e militarmente, organizzando eserciti di “monaci guerrieri” che combattevano per preservare gli interessi di un tempio.
Alta arte
La cultura e le arti, tuttavia, beneficiarono del governo lassista dell’aristocrazia. I poeti perfezionarono il waka, o verso giapponese, come forma letteraria, e ne fecero una base per la comunicazione e la competizione di corte. Il Racconto di Genji (Genji Monogatari) di Murasaki Shikibu, considerato il primo romanzo al mondo, dipinge un quadro dettagliato e delicato della vita e dell’amore a corte.
Daini no Sanmi Come il Monte Arima |
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La raffinatezza aristocratica ha modellato l’etichetta e l’estetica giapponese in modi che persistono ancora oggi. I giapponesi moderni sospirano con la stessa malinconia dei loro aristocratici antenati Heian riguardo al mono no aware, “la natura fugace delle cose”, anche mentre fanno baldoria e guardano i fiori di ciliegio disperdersi nella brezza.